Gli anziani e la casa, tema socio-economico sempre più di attualità, per il quale, a mio avviso, serve una strategia rivolta al futuro.
Il dato a livello nazionale
Parto subito da un dato a livello nazionale. L’Istat – nel “Rapporto annuale 2018 – La situazione del paese” – descrive questo scenario demografico:
“L’aumento della popolazione anziana – dovuto ai guadagni in termini di sopravvivenza – e la presenza di generazioni di giovani sempre meno folte – conseguenza del continuo calo delle nascite – rendono l’Italia il secondo paese più vecchio al mondo, con una stima di 168,7 anziani ogni cento giovani al 1° gennaio 2018”.
Siamo al secondo posto nel mondo, dietro al solo Giappone.
Ci troviamo, quindi, in una situazione in cui le esigenze a livello economico e sociale vanno gradualmente spostandosi, per concentrarsi sempre di più sui fabbisogni degli anziani, proprio perché costituiscono una fetta della popolazione in graduale e costante crescita.
Gli anziani e la casa
La dimensione abitativa è fondamentale per ogni essere umano e, per gli anziani, assume rilevanza anche in misura delle implicazioni dovute a fattori quali la salute (fisica e psichica), il benessere economico, i rapporti familiari e sociali.
Nella società italiana che sta cambiando anche nei termini sopra descritti, ad esempio stanno crescendo (anche se in prevalenza al Nord) esperienze di social e cohousing, vale a dire progetti residenziali, in genere a locazione agevolata, rivolti in tutto o in parte agli anziani.
Nondimeno, soprattutto nelle grandi città, stanno emergendo, anche a carattere volontario, progettualità che prevedono interventi rivolti al vicinato in stato di maggior bisogno, magari in connessione con i normali servizi assistenziali e sociali svolti dai Comuni.
I progetti e i servizi rivolti agli anziani devono però crescere, se non altro in misura corrispondente all’evoluzione demografica, altrimenti rimane sempre alto il rischio dell’esclusione sociale e della conseguente solitudine, che sono agli antipodi di una qualità della vita accettabile.
Una strategia rivolta al futuro
Dagli scenari sopra descritti, basandomi anche sulla mia esperienza professionale di agente immobiliare, tratteggio ora in sintesi quella che, a mio avviso, è la strategia migliore da attuare per rispondere alle esigenze abitative dell’anziano.
Anzitutto, bisogna partire dai desideri e dalla volontà della persona, in merito all’abitare.
Subito a ruota, va compiuta l’analisi delle condizioni reddituali e patrimoniali, in modo da coniugare realisticamente i desiderata con le potenzialità da mettere in campo.
Dico questo perché a volte, a prescindere dall’età del cliente, si tende a compiere il processo inverso: ci si concentra sui limiti e, a cascata, si colgono a malapena le opportunità.
Con la stessa ottica, la valorizzazione del patrimonio della persona anziana, laddove ad esempio possieda l’immobile in cui abita, deve contenere ogni possibile considerazione sulle prospettive che si potrebbero creare.
L’immobile di proprietà può essere dedicato a forme di rendita finanziaria, oppure a forme di garanzia assistenziale, o alla possibilità di continuare ad abitarlo, mantenendo l’usufrutto (vedi, ad esempio, la nuda proprietà).
In parallelo ad ogni riflessione e decisione in merito alla valorizzazione, è fondamentale che la persona anziana goda il più possibile del sostegno e dell’affiancamento della famiglia. Se invece fosse sola, diventa necessario il supporto perlomeno dei servizi territoriali.
Le relazioni che accompagnano il progetto
Le relazioni che gli anziani vivono nel proprio contesto di vita non dipendono del tutto da esso. Una relazione forte sul piano umano può superare certe distanze sul piano fisico o logistico. E questi sono aspetti di cui è fondamentale tener conto, quando c’è da progettare il futuro abitativo degli anziani.
Tra l’altro, la scelta di valorizzazione del proprio immobile può essere dettata, basandosi sulle intenzioni della stessa persona anziana, pensando non solo al proprio presente e futuro abitativo, ma guardando eventualmente anche alle esigenze dei congiunti.
Si tratta quindi, nel mio lavoro di mediazione, di un importante lavoro di tessitura, necessario affinchè le esigenze degli anziani siano messe al centro. Come ho espresso in altri post qui sul mio blog, l’immobile è infatti uno strumento e non il fine di una migliore qualità della vita.
Proprio perché nella terza età tendono a manifestarsi nuovi fabbisogni a livello sociale, sanitario ed economico, la strategia di valorizzazione del patrimonio immobiliare posseduto dagli anziani deve guardare al futuro. E la costruzione ed il mantenimento di relazioni positive ed efficaci può (e deve) accompagnare adeguatamente tutto il processo.
Dove e come operare
I numeri e i dati che descrivono lo scenario demografico italiano sono importanti e necessitano la massima attenzione.
Ma, pur appartenendo noi tutti ad uno scenario macro, bisogna avere la forza e il coraggio di operare a livello micro, situazione per situazione, persona per persona, passo dopo passo, operando con il massimo rispetto e con non meno efficacia.
________________________________________________