In questo post descrivo in sintesi le strategie che agisco per creare e mantenere un terreno comune tra le parti coinvolte in compravendite o locazioni.
Parto dalla constatazione che in una compravendita o in una locazione immobiliare le parti interessate iniziano il loro percorso su basi diverse. E non è detto che quelle basi debbano essere per forza abbandonate o radicalmente modificate, in itinere.
Credo però che, per la buona riuscita dell’affare, considerando che ho sempre a che fare con persone, prima ancora che con clienti, ci sia bisogno di coltivare e curare un terreno comune. Su di esso, è bene, a mio avviso, che le parti si incontrino, si conoscano, si possano confrontare, al fine di raggiungere i rispettivi obiettivi. Questo percorso di consapevolezza anzitutto deve essere compiuto anzitutto per se stessi: io invito tanto il venditore quanto l’acquirente, così come il locatore ed il locatario, a conoscere bene le proprie esigenze, e mi metto al lavoro inizialmente su questo.
Inevitabilmente, le esigenze delle parti sono diverse. Per una c’è un bene immobile da mettere a reddito, per l’altra con il denaro si vuole acquisirne il possesso. Anche una volta concluso l’affare, le strade delle persone coinvolte continueranno ad essere diverse. La diversità dei bisogni ha però bisogno, secondo me, di un punto comune, che sarà la prima base costitutiva del terreno. Si tratta, infatti, di considerare i bisogni ed i beni messi in campo come entrambi fondamentali, niente e nessuno è più importante dell’altro.
Dico questo perché credo che il rispetto delle parti sia ineliminabile e, quindi, ritengo essenziale basare il mio lavoro di agente immobiliare su questa linea. Ognuno porta ed esprime le sue esigenze e le sue risorse e, nel terreno comune, le tratto con rispetto, essendo diverse ma uguali in valore assoluto, perché la bilancia non deve pendere da una parte o dall’altra.
E, soprattutto, la giusta considerazione di bisogni e risorse permette di evidenziare quello che c’è (e non quello che avrebbe dovuto esserci). La riuscita dell’affare, tra l’altro, la si troverà su un punto di incontro che dirà effettivamente quanto, come e quando i rispettivi obiettivi saranno stati perseguiti.
Nella costruzione del terreno comune io pongo attenzione all’aspetto dei tempi e delle abitudini che le parti in genere portano avanti. Ravviso il bisogno, per favorire con efficacia l’avvicinamento tra un venditore ed un acquirente, che si coordinino i tempi e i costumi, dato che, inevitabilmente, ognuno ha il suo modo di affrontare le questioni.
L’elaborazione di uno spazio comune permette di allontanare gli eccessi, ad esempio se una persona ha fretta, questo può mandare in tensione l’altra parte, così come le estreme lentezze possono esasperare, e così via dicendo. Prendendo spunto da quanto precedentemente detto sulla consapevolezza delle rispettive esigenze, il modo di gestire i tempi e gli usi personali in maniera coordinata è essenziale perché ognuno abbia la sua soddisfazione.
Spingere verso decisioni affrettate o attendere risposte che non arriveranno mai non porta lontano, mentre nel terreno comune io opero affinché si dia spazio ai bisogni personali, in tempi e modi opportuni. Non si tratta di costringere le persone a cambiare le proprie convinzioni o i propri caratteri, invece le energie vanno rivolte ad un obiettivo ben definito, congruente con il tempo che si ha a disposizione. Operata questa definizione, si potrà trovare un venditore o un acquirente coerente con essa.
Sarebbe invece un errore, per me, puntare tutto sulla casa o sul denaro: è giusto che l’immobile o i soldi siano adeguati, ma chi ne deve godere deve pensare alla proiezione (lunga) nel tempo, trattandosi di beni non indifferenti. Il rispetto è dovuto alla persona, più che a quello che possiede o possiederà.
Inoltre, nello spazio comune di incontro tra le parti, è opportuno costruire un tempo dedicato alla consapevolezza dei bisogni e alle relative decisioni da prendere, che, sta a significare un tempo di cambiamento. Ogni parte coinvolta segue la propria strada di evoluzione, ma entrambe vivono questa fase della vita insieme, dove i rispettivi beni vengono scambiati in qualità di strumenti di cambiamento.
Il terreno comune è il luogo di incontro tra persone che hanno obiettivi diversi. Lo intendo anche il luogo dove le diversità e le specificità vanno salvaguardate, ma in un’ottica di confronto equilibrato e di valorizzazione. Ed è in questa dimensione che i beni immobili ed il denaro assumono un valore tale per cui contribuiscono al cambiamento delle vite delle persone che li possiedono. Senza terreno comune, il valore in sé potrebbe non cambiare, ma sarebbe difficile attuare cambiamenti.
Lo spazio comune che creo nella mediazione ha senso in quanto abitato e vissuto dalle persone che intendono compiere un’evoluzione importante (se non fondamentale) della propria esistenza.
La coltivazione e la cura che metto in atto stanno a significare che il percorso, a causa della sua complessità, esige tempo, competenza, rispetto, attenzione, efficacia. E’ ammissibile che ci siano cadute ed errori, ma è obbligatorio che i protagonisti siano le persone, con le loro storie, gli obiettivi e gli strumenti, ad arricchire e a dare frutto al terreno delle loro evoluzioni.
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